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Offerta pubblica iniziale (IPO)

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Cos’è l’IPO (offerta pubblica iniziale), quali vantaggi e rischi comporta e in quali tipologie si può suddividere.

Cosa si intende per offerta pubblica iniziale nella finanza

Nel contesto finanziario, l'offerta pubblica iniziale, comunemente nota come IPO (Initial Public Offering), è un processo attraverso il quale un'azienda decide di quotarsi per la prima volta in una borsa valori.

Questo processo da una parte offre al pubblico la possibilità di diventare azionisti acquistando delle azioni della società stessa, e, di conseguenza, di partecipare ai profitti ma anche alle perdite. D’altra parte, permette all’azienda di ottenere finanziamenti per espandersi o per sostenere i propri progetti di crescita.

In altre parole, l'IPO rappresenta il passaggio da una società privata a una società quotata in Borsa. Si tratta quindi di un momento di grande importanza per l'azienda coinvolta, poiché questo passaggio può portare ad un aumento del capitale di una società e a un aumento della sua visibilità e reputazione sul mercato finanziario.

Inoltre, l'IPO è un evento significativo nell'economia di un paese, in quanto offre l'opportunità di investire in nuove imprese. Infine, l'IPO può anche fornire una valutazione di mercato per la società e creare un'opportunità di liquidità per gli azionisti esistenti.

Come funziona un'offerta pubblica iniziale

L'IPO è un processo complesso che coinvolge diverse fasi e soggetti; in generale l'operazione di IPO può essere suddivisa in 3 grandi fasi:

  1. Preparazione: l'azienda interessata all'IPO si avvale dei servizi di una banca d'affari, o di un consulente finanziario, per guidarla attraverso l'intero processo. Queste istituzioni finanziarie svolgono il ruolo di underwriter e/o collocatori delle azioni, ossia si occupano di determinare il prezzo delle azioni, di distribuirle sul mercato e definire la strategia di marketing per attirare gli investitori. 
  2. Pricing: successivamente, l'azienda presenta una richiesta di quotazione alla Borsa valori competente, fornendo un prospetto informativo, che contiene tutte le informazioni finanziarie necessarie per gli investitori, come i bilanci, i piani di sviluppo e le prospettive future. 
  3. Quotazione: una volta ottenuta l'approvazione dalla Borsa, l'azienda procede con l'offerta delle azioni al pubblico, che avviene tramite una sottoscrizione o un'offerta di vendita.

Benefici e costi dell'offerta pubblica iniziale (IPO)

L'IPO offre numerosi benefici sia per l'azienda, sia per gli investitori.

Per l'azienda, l'IPO rappresenta una fonte di finanziamento importante per sostenere la crescita e ampliare le proprie attività. Inoltre, l'azienda può aumentare la propria visibilità e la propria reputazione sul mercato, migliorando così le prospettive di business, tra cui la possibilità di attirare nuovi clienti, partner commerciali e talenti.

Per gli investitori, l'IPO offre l'opportunità di partecipare alla crescita di un'azienda e beneficiare dei potenziali guadagni derivanti dall'aumento del valore delle azioni. Inoltre, l'IPO può offrire una maggiore liquidità, poiché le azioni possono essere facilmente scambiate sulla borsa valori.

Tuttavia, l'IPO comporta anche dei costi significativi per l'azienda, tra cui spese legali, di consulenza e di marketing. Una volta quotata in Borsa, l'azienda deve rispettare una serie di norme e regolamentazioni, che comportano ulteriori costi operativi e amministrativi.

Tra i contro, c’è da tenere in considerazione anche il fatto che l'azienda deve fornire informazioni finanziarie dettagliate e trasparenti, rendendosi così più esposta alla pressione degli investitori e agli obblighi di comunicazione finanziaria. Inoltre, l'azienda potrebbe perdere una certa flessibilità decisionale e dovrà fare i conti con le aspettative degli investitori.

Rischi di una IPO

Come ogni operazione finanziaria, anche l'IPO comporta dei rischi. Tra i principali, vi è la possibilità che il prezzo delle azioni non corrisponda alle aspettative degli investitori, portando a una sottoscrizione inferiore alle previsioni. Inoltre, l'azienda può essere soggetta a una maggiore volatilità dei prezzi delle azioni, causata dalla speculazione dei mercati finanziari.

Un altro rischio è rappresentato dalla perdita di controllo da parte dei fondatori e degli azionisti di maggioranza, poiché l'IPO comporta la cessione di una parte del capitale sociale dell'azienda.

Come fare trading su una IPO

Per gli investitori interessati a fare trading su una IPO, è importante tenere conto di alcuni fattori chiave. Prima di prendere una decisione di investimento, è infatti importante valutare attentamente le informazioni finanziarie e operative fornite dalla società e considerare i rischi e i potenziali rendimenti.

Prima di tutto, è consigliabile effettuare una ricerca approfondita sull'azienda, valutando i suoi fondamentali finanziari, la sua posizione sul mercato e le prospettive future.

Inoltre, è importante seguire da vicino l'andamento del mercato e le valutazioni degli analisti, per avere una visione più completa dell'azienda e del suo potenziale. Infine, bisogna considerare che le IPO possono essere soggette a una forte volatilità iniziale, quindi è importante avere una strategia di gestione del rischio ben definita.

Per fare trading su una IPO, gli investitori devono aprire un conto presso un broker che offre la possibilità di partecipare alle IPO. Il broker fornirà informazioni sulle società che stanno effettuando un'IPO e consentirà agli investitori di acquistare azioni durante il periodo di offerta pubblica.

Tipologie di IPO

Sul mercato finanziario si possono distinguere tre principali tipologie di offerte pubbliche, sulla base del tipo di operazione che viene effettuata:

  • L'OPS (offerta pubblica di sottoscrizione) avviene quando un'azienda emette nuove azioni e le offre al pubblico per la sottoscrizione. In questo caso, l'azienda sta cercando di raccogliere capitali freschi per finanziare la sua crescita.
  • L'OPV (offerta pubblica di vendita) avviene quando gli azionisti esistenti di un'azienda decidono di vendere le loro azioni al pubblico. In questo caso, l'azienda non raccoglie capitali freschi, ma gli azionisti possono monetizzare le loro partecipazioni.
  • L'OPVS (offerta pubblica di sottoscrizione e vendita) è una combinazione delle due precedenti. In questo caso, l'azienda emette nuove azioni e gli azionisti esistenti vendono le loro azioni.

Quanto dura una IPO

La durata di un'IPO dipende da diversi fattori, tra cui la complessità dell'operazione, la dimensione della società e le condizioni di mercato. In genere, il processo di IPO può richiedere diversi mesi, durante i quali la società deve preparare documenti finanziari, sottoporsi a una valutazione indipendente, stabilire il prezzo delle azioni e promuovere l'offerta agli investitori. Una volta ottenuta l'approvazione dalla Borsa, l'offerta pubblica può durare da pochi giorni a diverse settimane, a seconda dell'interesse degli investitori e delle condizioni di mercato.

Liquidità

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Cos’è la liquidità, quali sono i fattori che la influenzano, e come si misura.

Cos'è la liquidità economica

In economia la liquidità indica la disponibilità di asset finanziari che possono essere facilmente convertiti in denaro senza subire significative perdite di valore. La liquidità economica è fondamentale per garantire un corretto funzionamento dell’economia.

Le risorse finanziarie liquide sono necessarie per soddisfare gli obblighi finanziari a breve termine di un’azienda o di un individuo. Infatti, senza una adeguata disponibilità di liquidità, le imprese possono avere difficoltà a pagare i propri fornitori, i dipendenti o i creditori, il che può portare a problemi finanziari e persino alla bancarotta. Allo stesso modo, anche gli individui hanno bisogno di liquidità per far fronte alle spese quotidiane, come bollette, affitto o i costi legati agli alimenti, e alle emergenze finanziarie.

Per questi motivi, è importante prestare attenzione ai rischi associati alla liquidità e mantenere un equilibrio tra disponibilità di risorse liquide e opportunità di investimento.

Fattori che influenzano la liquidità

In generale, si può affermare che una gestione finanziaria accurata può contribuire a mantenere un adeguato livello di liquidità. Tuttavia, la liquidità può essere influenzata da diversi fattori, tra cui:

  • la gestione del flusso di cassa, ovvero l'equilibrio tra entrate e uscite di denaro nel corso del tempo. Generalmente, un flusso di cassa positivo, ovvero le entrate sono superiori alle uscite può aumentare la liquidità, mentre un flusso di cassa negativo può ridurla, causando così una carenza di liquidità;
  • la gestione del credito di un’azienda, poiché se un'azienda concede crediti ai propri clienti, può ritardare l'entrata di liquidità. D'altra parte, se l'azienda riesce a riscuotere i crediti in modo tempestivo, avrà una maggiore disponibilità di liquidità;
  • la gestione degli stock, che, se efficiente, può aumentare la liquidità di un’azienda. Infatti se un'azienda ha un elevato livello di stock, potrà avere un utilizzo maggiore di liquidità. Invece una gestione efficiente degli stock può ridurre la necessità di immobilizzare liquidità in beni fisici;
  • la gestione dei debiti, ovvero la disposizione di risorse sufficienti per risolvere i debiti a breve termine;
    la situazione economica generale; ad esempio un'economia in recessione potrebbe ridurre la liquidità disponibile a causa della diminuzione delle vendite e dell'aumento dei costi.

Come si misura la liquidità: gli indicatori di liquidità

La liquidità può essere misurata attraverso diversi indicatori finanziari. Uno dei più comuni è il rapporto di liquidità corrente o liquidità generale, che confronta gli attivi correnti (come contanti, crediti e titoli negoziabili) con i passivi correnti (come debiti a breve termine). Un rapporto superiore a 1 indica che l'azienda ha abbastanza risorse liquide per far fronte ai suoi obblighi finanziari a breve termine.

C’è poi il rapporto di liquidità immediata, che considera solo gli attivi immediatamente liquidi, come il contante e i titoli di credito. Questo indicatore fornisce una misura più restrittiva della liquidità, poiché esclude gli attivi meno liquidi come i crediti.

Un altro indicatore comune è il rapporto acid test, o quick ratio, che esclude gli stock dal calcolo degli attivi correnti. Questo indicatore fornisce una misura più restrittiva della liquidità, poiché gli stock possono richiedere più tempo per essere convertiti in denaro contante.

Infine, un altro indicatore comune è il periodo medio di riscossione dei crediti. Questo indica il tempo medio necessario per riscuotere i crediti dai clienti, e fornisce un'indicazione della velocità con cui l'azienda trasforma i crediti in liquidità.

Cos'è il rischio di liquidità

Il rischio di liquidità si riferisce alla possibilità che un'azienda o un individuo non sia in grado di soddisfare i propri obblighi finanziari a breve termine a causa di una mancanza di risorse liquide. Questo rischio può accadere quando le entrate diminuiscono o le spese aumentano in modo significativo, mettendo a rischio la stabilità finanziaria.

La gestione del rischio di liquidità è di fondamentale importanza per le imprese, che devono adottare politiche finanziarie adeguate per garantire un adeguato livello di liquidità. Ciò può includere la diversificazione delle fonti di finanziamento, la riduzione delle spese non essenziali e l'adozione di politiche di credito o pagamento più prudenti.

Differenza tra liquidità e solvibilità

È importante distinguere tra liquidità e solvibilità, poiché questi due concetti sono strettamente correlati ma non sono la stessa cosa.

La liquidità riguarda la disponibilità di risorse finanziarie liquide, mentre la solvibilità riguarda la capacità di un soggetto di far fronte a tutti i propri obblighi finanziari, sia a breve che a lungo termine.

La solvibilità tiene conto non solo della liquidità, ma anche degli asset e del patrimonio netto di un'azienda o di un individuo. La liquidità è quindi una componente della solvibilità, ma non ne rappresenta l'intera dimensione.

Una persona o un'azienda può essere liquida, cioè avere risorse finanziarie immediate, ma non solvibile, se le sue passività superano le sue attività nel lungo termine. Al contrario, una persona o un'azienda può essere solvibile, ma non liquida se non dispone di risorse finanziarie immediate per far fronte ai propri obblighi nel breve termine.

Caratteristiche della liquidità immediata

La liquidità immediata è la forma più alta di liquidità, in quanto rappresenta la disponibilità immediata di denaro contante o di strumenti finanziari altamente liquidi. Questi includono contanti, depositi bancari a breve termine e strumenti del mercato monetario.

La liquidità immediata è fondamentale per far fronte a situazioni di emergenza o a imprevisti finanziari. Infatti consente di affrontare spese improvvise senza dover ricorrere a prestiti o vendere attività a prezzi scontati.

Quando si verifica la mancanza di liquidità

La mancanza di liquidità può verificarsi in diverse situazioni, ad esempio quando un'azienda o un individuo non ha abbastanza risorse finanziarie immediate per far fronte ai propri obblighi.

Ciò può accadere a causa di una diminuzione delle entrate, di un aumento delle spese o di una combinazione di entrambi. Quando si verifica la mancanza di liquidità, un'azienda può trovarsi in difficoltà finanziarie, incapace di pagare stipendi, fornitori o altre spese correnti. In alcuni casi estremi, la mancanza di liquidità può portare al fallimento dell'azienda.

Inoltre, la mancanza di liquidità può verificarsi anche a livello macroeconomico. Durante una crisi finanziaria, ad esempio, molte imprese possono trovarsi in difficoltà a causa di una mancanza di liquidità sul mercato, che può portare a una contrazione economica più ampia.

Differenze tra mercati liquidi e mercati illiquidi

La liquidità permette di dividere i mercati economici in due categorie: i mercati liquidi e quelli illiquidi.

I mercati liquidi sono caratterizzati da una grande disponibilità di risorse finanziarie liquide e da una facilità di scambio di tali risorse. In questi mercati, gli asset possono essere facilmente comprati o venduti senza influire significativamente sul loro valore di mercato.

Al contrario, i mercati illiquidi sono caratterizzati da una scarsa disponibilità di risorse finanziarie liquide e da una difficoltà di scambio. In questi mercati, gli asset possono essere più difficili da vendere o acquistare senza influire negativamente sul loro valore di mercato.

Vantaggi e rischi della liquidità

La liquidità presenta diversi vantaggi e rischi. Tra i vantaggi possiamo distinguere quelli relativi alle imprese e quelli relativi agli individui. Per le imprese, la liquidità consente di far fronte alle spese correnti, di sfruttare opportunità di investimento e di affrontare situazioni di emergenza finanziaria, evitando così il rischio di insolvenza.

Per gli individui, la liquidità offre la possibilità di far fronte alle spese quotidiane e di affrontare imprevisti finanziari. Inoltre, una buona liquidità può consentire di cogliere opportunità di investimento o di espansione.

Tuttavia, la liquidità comporta anche dei rischi. Ad esempio, la liquidità eccessiva, ovvero tenere troppa liquidità, può comportare una rendimenti inferiori rispetto ad altri strumenti d'investimento più redditizi. Inoltre, una carenza di liquidità può portare a problemi finanziari, causare problemi di solvibilità e, talvolta, persino alla chiusura di un'azienda.

Esempio di liquidità

Per comprendere meglio il concetto di liquidità, consideriamo un esempio semplice.

Immaginiamo di avere un'azienda che ha un flusso di cassa positivo e una gestione efficiente del credito e degli stock, nello specifico ha 10.000 euro in contanti e 20.000 euro in stock. Immaginiamo di avere un'azienda che Inoltre, l'azienda ha un debito di 5.000 euro che deve essere pagato entro un mese.

In questo caso, il rapporto di liquidità corrente sarebbe di 30.000 euro (10.000 euro in contanti + 20.000 euro in stock) diviso per 5.000 euro di debiti, che è uguale a 6. Questo indica che l'azienda ha una buona liquidità per far fronte ai propri obblighi finanziari a breve termine.

Tuttavia, se l'azienda subisce una riduzione delle entrate o una cattiva gestione del flusso di cassa, la sua liquidità potrebbe diminuire. In questa situazione, l'azienda potrebbe trovarsi a dover affrontare difficoltà nel pagare i fornitori o i dipendenti, mettendo a rischio la sua solvibilità. In questo caso, l'azienda dovrebbe trovare altre fonti di finanziamento, come un prestito bancario, per pagare i propri debiti.

Hedging

Hedging

Cos’è l’hedging e come funziona, in quali tipologie si suddivide e i vantaggi e i rischi di questa strategia di mercato.

Cos’è l’hedging nel trading

L'hedging nel trading è una strategia utilizzata per gestire il rischio associato alle fluttuazioni dei prezzi degli asset finanziari. Questa strategia può essere attuata mediante l'acquisto o la vendita di strumenti finanziari correlati, come futures, opzioni o contratti a termine.

Questa diversificazione di asset implica l'apertura di posizioni che si compensano reciprocamente, al fine di ridurre l'esposizione al rischio di perdita. Infatti l'obiettivo dell'hedging è quello di proteggere gli investitori da possibili variazioni avverse del prezzo di un'attività sottostante.

Come funziona l’hedging

L'hedging prevede la creazione di posizioni opposte o complementari per compensare il rischio di una posizione esistente. Ci sono diverse modalità di hedging che possono essere utilizzate, a seconda dei mercati finanziari e degli strumenti disponibili.

L'hedging può ridurre il rischio di perdita, ma va tenuto presente che può anche limitare il potenziale di guadagno. È importante considerare attentamente la strategia di hedging più appropriata in relazione a obiettivi, orizzonte temporale e strumenti finanziari disponibili.

I tre dei metodi di hedging più comuni sono:

  • Hedging con futures: l'investitore acquista o vende contratti futures per compensare il rischio di una posizione di mercato. Ad esempio, se un investitore possiede azioni di una società e vuole proteggersi da possibili perdite, può vendere contratti futures sull'indice azionario correlato. In questo modo, se il prezzo delle azioni diminuisce, le perdite saranno compensate dai guadagni sul contratto futures.
  • Hedging con opzioni: le opzioni offrono ai trader il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare o vendere un'attività sottostante a un prezzo predeterminato entro una data specifica. Un investitore può acquistare opzioni put per proteggersi da possibili diminuzioni dei prezzi, o opzioni call per proteggersi da possibili aumenti dei prezzi.
  • Hedging con posizioni bilanciate: in alcuni casi, è possibile compensare il rischio attraverso posizioni bilanciate. Ad esempio, un investitore può possedere azioni di una società e contemporaneamente vendere opzioni call coperte sulla stessa azione. In questo modo, se il prezzo delle azioni aumenta al di sopra del prezzo di esercizio delle opzioni, l'investitore può essere obbligato a vendere le azioni a un prezzo fissato, ma compenserà questa perdita con il premio delle opzioni vendute.

Tipologie di hedging

Per proteggere dalle fluttuazioni dei prezzi degli asset finanziari, è possibile scegliere tra diverse tipologie di hedging, tra cui le più comuni sono:

  • Hedging di portafoglio: questa tecnica viene utilizzata per proteggere un intero portafoglio di investimenti dai rischi di mercato. Gli investitori possono utilizzare una combinazione di strumenti finanziari, come futures, opzioni o contratti a termine, per coprire il rischio di perdite in tutto il portafoglio.
  • Hedging di base: questa strategia è utilizzata per proteggersi dalle fluttuazioni dei prezzi tra i beni primari correlati. Ad esempio, un produttore di petrolio potrebbe utilizzare futures sul greggio per coprire il rischio di variazioni dei prezzi del petrolio.
  • Hedging direzionale: questa strategia implica l'utilizzo di strumenti finanziari correlati per coprire il rischio di variazioni direzionali dei prezzi. Ad esempio, un investitore che possiede azioni di una società può vendere contratti futures sull'indice azionario correlato, in modo da proteggersi da possibili diminuzioni del mercato globale.
  • Hedging con opzioni: le opzioni consentono agli investitori di acquistare o vendere un'attività sottostante a un prezzo predeterminato. Un investitore può utilizzare opzioni call o put per coprire il rischio di perdite inaspettate. Ad esempio, un'opzione put può essere acquistata per proteggere il proprio portafoglio contro una diminuzione dei prezzi.
  • Hedging di cambio: questa strategia viene utilizzata per coprire il rischio derivante dalle variazioni nei tassi di cambio tra valute diverse. Gli investitori possono utilizzare contratti future sul cambio o opzioni sulle valute per proteggersi da fluttuazioni sfavorevoli dei tassi di cambio.

Vantaggi e rischi dell’hedging

Il vantaggio principale dell'hedging è la capacità di gestire e ridurre il rischio di perdita. Un'adeguata strategia di hedging può infatti proteggere un investitore dalle fluttuazioni avverse dei prezzi degli asset finanziari, consentendo di limitare le perdite potenziali.

Inoltre, l'hedging può aiutare a proteggere il capitale investito sfruttando la flessibilità del portafoglio, costruito per adattarsi alle condizioni mutevoli del mercato. È infatti possibile mitigare il rischio di perdite inaspettate su determinate posizioni di mercato attraverso l'utilizzo di strumenti finanziari, come futures, opzioni o contratti a termine, e utilizzando gli strumenti di hedging, che consentono agli investitori di adattarsi alle nuove tendenze di mercato.

L'hedging può offrire diversi vantaggi per i trader e gli investitori, ma presenta anche alcuni rischi da considerare.

Innanzitutto, l'hedging è un'attività complessa che richiede una buona comprensione sia degli strumenti sia delle strategie coinvolte. La mancanza di conoscenza o esperienza può infatti portare a errori di valutazione, oppure a protezioni inadeguate, aumentando così il rischio di perdite.

Tuttavia, sebbene l'hedging miri a ridurre il rischio di perdite, questa strategia di trading può anche limitare i potenziali guadagni. Non bisogna inoltre dimenticare che l'utilizzo di strumenti di hedging può comportare costi aggiuntivi, come premi per opzioni, commissioni o spread di trading.

Per questo motivo è importante effettuare una valutazione accurata dei costi prima di impegnarsi in attività di hedging, per evitare che questi costi possano ridurre ulteriormente i profitti o aumentare le perdite.

Infine l'hedging potrebbe non funzionare immediatamente, oppure potrebbe risultare inefficace nel mitigare il rischio in determinate situazioni di mercato. Ad esempio, si potrebbe verificare un ritardo tra l'implementazione dell'hedging e la sua efficacia nel proteggere dalle fluttuazioni dei prezzi.

Come per qualsiasi strategia di trading o di investimento, è quindi importante valutare attentamente i vantaggi e i rischi dell'hedging alla luce delle proprie esigenze, obiettivi e capacità di gestire il rischio. 

Esempio di hedging

Un semplice esempio di hedging potrebbe essere quello di un produttore di grano che desidera proteggersi dalle fluttuazioni dei prezzi del grano sul mercato. Supponiamo che il produttore preveda di avere una quantità di grano da vendere tra sei mesi, ma è preoccupato che i prezzi possano diminuire durante questo periodo.

Per sfruttare l’hedging ed evitare l’esposizione al rischio di diminuzione dei prezzi del grano, il produttore potrebbe vendere contratti futures sul grano, che stabiliscono un prezzo fisso a cui il produttore può vendere una determinata quantità di grano in una data futura.

Se i prezzi del grano diminuiscono nel corso dei sei mesi, il produttore potrebbe avere una perdita sulla sua merce non ancora venduta sul mercato spot. Tuttavia, questa perdita sarà compensata dai guadagni ottenuti dalla vendita del contratto future sul grano al prezzo più elevato stabilito in precedenza.

Al contrario, se i prezzi del grano aumentano durante il periodo di sei mesi, il produttore otterrà maggiori guadagni dalle vendite spot del grano, ma subirà una perdita compensata dalla vendita del contratto future al prezzo inferiore.

Questo è solo un esempio semplice di come l'hedging può essere utilizzato, e ci sono molte altre strategie e combinazioni di strumenti finanziari che possono essere adottate per mitigare il rischio di mercato.

Normative dell’hedging in Italia

In Italia, l'hedging è un'attività che rientra nel contesto del trading finanziario. Esistono diverse normative e regolamenti che regolano il trading e l'utilizzo di strumenti di hedging.

L’ente che regola il mercato finanziario italiano è la CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), che ha il compito di stabilire regole e regolamenti per il trading e le attività di investimento, inclusi gli strumenti di hedging.

La direttiva dell'Unione Europea che riguarda la regolamentazione dei mercati finanziari, inclusi gli strumenti derivati utilizzati per l'hedging è la MIFID II (Direttiva sui Mercati degli Strumenti Finanziari), che stabilisce gli standard di regolamentazione e trasparenza per le negoziazioni.

Per quanto riguarda i derivati OTC (Over The Counter), come i contratti a termine e gli swap, questi sono regolamentati dall’EMIR (European Market Infrastructure Regulation), che impone l'obbligo di liquidazione tramite una controparte centrale autorizzata (Central Counterparty Clearinghouse) e prescrive requisiti di reporting e di marginazione per le posizioni in derivati OTC.

È importante che i trader e gli investitori che utilizzano strategie di hedging in Italia siano informati sulle normative e i regolamenti vigenti per garantire un'operatività in conformità con la legge. Per questo motivo è consigliabile consultare un consulente finanziario, o un esperto di regolamentazione, per una guida personalizzata e accurata in base alle proprie esigenze e alla situazione specifica.

Futures

futures cosa sono e come funzionano

Cosa sono, come funzionano, in quali tipologie si differenziano, vantaggi e rischi dei futures.

Cosa sono i futures nel trading

I futures sono contratti standardizzati che offrono l'opportunità di comprare o vendere, in una data futura specifica, un determinato titolo finanziario ad un prezzo predeterminato.

Questi contratti sono negoziati sui mercati dei futures, e sono utilizzati dagli operatori per proteggere da rischi di prezzo, speculare sull'andamento dei mercati o sfruttare opportunità di arbitraggio.

I contratti futures sono standardizzati, ovvero sono identici per dimensione, scadenza, caratteristiche del sottostante e modalità di liquidazione. Questo facilita la negoziazione e la liquidità del mercato. Inoltre permettono di applicare delle leve finanziarie per aumentare le possibilità di guadagno.

I futures possono riguardare una vasta gamma di asset, come azioni, indici di mercato, valute, materie prime e tassi di interesse. È importante notare che i futures sono strumenti finanziari complessi e comportano un grado di rischio significativo. Per questo motivo è necessario acquisire una solida conoscenza prima di investire nei futures.

Come funzionano i futures

I contratti futures funzionano attraverso un accordo tra due parti, un acquirente (denominato "long") e un venditore (denominato "short"). Il contratto impegna entrambe le parti a comprare (long) o vendere (short) un determinato asset in una data futura prefissata e a un prezzo concordato in precedenza.

Una volta stipulato il contratto, l'acquirente e il venditore del contratto devono depositare un margine iniziale che rappresenta sia una percentuale del valore totale del contratto, sia una garanzia per eventuali perdite.

Durante la durata del contratto, l'acquirente e il venditore dovranno anche effettuare adeguamenti del margine a causa delle fluttuazioni dei prezzi.

Alla data di scadenza del contratto, le due parti si accordano per la consegna fisica dell'asset sottostante (nel caso dei futures fisici) o per una compensazione finanziaria (nel caso dei futures finanziari), in base al prezzo concordato in precedenza.

Normalmente però molti operatori nel mercato dei futures non arrivano mai alla fase di consegna fisica dell'asset sottostante, e spesso chiudono le loro posizioni prima della scadenza del contratto, guadagnando o perdendo la differenza tra il prezzo di apertura e il prezzo di chiusura.

Come si regolano i futures

I futures vengono negoziati su mercati regolamentati. Le regolamentazioni sono progettate per garantire la trasparenza, la stabilità del mercato e la corretta gestione dei rischi associati ai contratti futures.

I futures sono regolati da diverse autorità di regolamentazione e mercati finanziari in tutto il mondo, e, di conseguenza, le regole e le regolamentazioni possono variare da paese a paese. Ad esempio, in Europa l'ente regolatore principale per i futures è l'Autorità Europea degli Strumenti finanziari e dei Mercati (ESMA), mentre negli Stati Uniti, è la Commodity Futures Trading Commission (CFTC).

Le autorità di regolamentazione svolgono un ruolo attivo nella sorveglianza e nel monitoraggio del mercato dei futures per garantire la correttezza delle negoziazioni e prevenire frodi e manipolazioni di mercato.

Tipologie di futures

Sui mercati finanziari è possibile scegliere tra diverse tipologie di futures a seconda dei propri obiettivi. Infatti i futures possono essere utilizzati per scopi speculativi, di copertura o di arbitraggio.

Tra le varie tipologie, le più comuni sono:

  • Futures su materie prime: consentono agli investitori di speculare sui prezzi delle materie prime fisiche, come petrolio greggio, oro, argento, gas naturale, grano, mais, zucchero e molti altri. Con questa tipologia, gli investitori possono sfruttare movimenti dei prezzi stagionali o coprirsi da rischi di fluttuazione dei prezzi.
  • Futures su indici azionari: permettono agli investitori di speculare sul movimento generale del mercato azionario o di proteggersi dalle fluttuazioni dei prezzi delle azioni. Questa tipologia permette di negoziare i futures con un indice di riferimento come il S&P 500 o il Dow Jones Industrial Average.
  • Futures su valute: permettono di speculare sui tassi di cambio o di coprire il rischio valutario associato alle operazioni internazionali. Questi futures riguardano gli scambi tra due diverse valute, come il contratto futures sull'euro e il dollaro americano (EUR/USD) o il contratto futures sullo yen giapponese e il dollaro americano (JPY/USD). 
  • Futures su tassi di interesse: riguardano i tassi di interesse a breve termine o i rendimenti dei titoli di stato. Consentono di speculare sulle aspettative dei tassi di interesse futuri o di gestire il rischio di tassi di interesse associato a prestiti o a investimenti.
  • Futures su obbligazioni: riguardano le obbligazioni di stato o altri titoli di debito. Permettono di speculare sui rendimenti delle obbligazioni o di proteggersi dalle fluttuazioni dei tassi di interesse.
  • Futures su prodotti finanziari: sono futures che riguardano prodotti finanziari strutturati, come i futures su indici di volatilità (VIX), i futures su credit default swap (CDS) e i futures su exchange-traded funds (ETF).

Vantaggi nell’investire nei futures

I futures possono offrire maggiore liquidità rispetto ad altre forme di trading, e sono negoziati su mercati regolamentati.

Ci sono diversi vantaggi nell'investire nei futures, che potrebbero rendere questa forma di investimento interessante per molti investitori:

  • Utilizzo di leve finanziarie: i futures consentono agli investitori di ottenere un considerevole effetto leva sul proprio capitale. È possibile cominciare a investire con una quantità relativamente piccola di denaro, depositato come margine iniziale, per controllare una posizione di valore molto più elevato. Tuttavia, questa leva finanziaria amplifica sia i potenziali guadagni che le potenziali perdite.
  • Alta liquidità: i futures sono negoziati su scambi regolamentati ed è possibile usufruire di una liquidità elevata. Ciò significa che ci sono numerosi acquirenti e venditori disposti a partecipare al mercato, rendendo più facile l'esecuzione degli ordini di acquisto o vendita a prezzi competitivi.
  • Copertura dei rischi: mediante l'utilizzo dei futures, gli investitori possono proteggersi da fluttuazioni sfavorevoli dei prezzi degli asset sottostanti o delle valute. Ad esempio, gli operatori che possiedono un portafoglio azionario possono utilizzare i futures sull'indice di riferimento per coprire il rischio di calo dei prezzi.
  • Diversificazione del proprio portafoglio: la disponibilità di futures su una vasta gamma di asset, come azioni, materie prime, valute e tassi di interesse, consente agli investitori di diversificare il proprio portafoglio. Questo può aiutare a ridurre il rischio complessivo e a sfruttare opportunità di investimento in diversi settori.
  • Costi relativamente bassi: rispetto ad altri strumenti finanziari, ai futures vengono applicate commissioni relativamente basse; inoltre, possono essere negoziati su margini, permettendo così agli investitori di controllare il capitale impegnato e sfruttare l'effetto leva finanziaria a costi relativamente ridotti.
  • Facilità di accesso: i futures sono negoziati su mercati regolamentati e possono essere negoziati tramite intermediari finanziari.

Rischi dell’investire nei futures

Tuttavia, l'investimento nei futures può comportare anche alcuni rischi, come ad esempio:

  • Rischio di volatilità: i futures sono strumenti finanziari che dipendono dal valore dell'asset sottostante. I prezzi dei futures possono essere volatili e influenzati da fattori come l'offerta e la domanda di mercato, gli eventi politici ed economici, le fluttuazioni dei tassi di interesse e le condizioni globali.
  • Rischio di leva finanziaria: sebbene la leva finanziaria offerta dai futures possa amplificare i guadagni, può anche amplificare le perdite. Un movimento di mercato sfavorevole può portare a perdite superiori all'importo inizialmente investito.
  • Rischio di liquidità: sebbene i futures siano generalmente considerati strumenti liquidi, la liquidità può variare a seconda del contratto futures specifico, dell'orario di negoziazione e delle condizioni di mercato. In periodi di volatilità o bassa liquidità, potrebbe essere difficile eseguire rapidamente ordini di acquisto o vendita ai prezzi desiderati.
  • Rischio di controparte: i futures sono contratti tra due parti e ciò comporta il rischio di controparte. Se una delle parti non adempie agli obblighi previsti dal contratto, potrebbero verificarsi perdite finanziarie per l'altra parte. È importante selezionare intermediari finanziari affidabili e cooperare con controparti creditizie solide.
  • Rischio di gap di prezzo: i futures sono negoziati in sessioni di mercato con orari specifici. Di conseguenza, il valore delle posizioni aperte sui futures può variare a causa delle differenze di prezzo che possono verificarsi mentre il mercato è chiuso. Ad esempio, possono verificarsi importanti eventi o notizie che possono causare un'apertura del mercato a un prezzo molto diverso rispetto a quello di chiusura precedente, creando così un gap di prezzo.
  • Rischio di espansione di margine: durante la durata del contratto futures, possono verificarsi fluttuazioni dei prezzi che portano a variazioni nel valore dell'asset sottostante. Questo può richiedere adeguamenti del margine, ovvero depositare o prelevare fondi dal conto di margine per mantenere il livello di margine adeguato. Se l'investitore non è in grado di soddisfare queste richieste, potrebbe essere soggetto a liquidazione forzata della posizione.

Costi legati al trading di futures

I costi legati al trading di futures possono variare a seconda del broker o della piattaforma utilizzata. I costi più comuni da tenere in considerazione sono sicuramente le commissioni di trading, che può variare in base al broker e al volume di trading, lo spread, che può essere applicato per coprire i costi di esecuzione e gestione degli ordini e il margine, o garanzia, necessario per coprire eventuali perdite.

Se si detiene un contratto di future oltre la sua data di scadenza, potrebbero applicarsi costi di rollover per mantenere la posizione aperta. Infine, alcune piattaforme potrebbero richiedere tariffe aggiuntive per l'accesso ai dati di mercato in tempo reale.

Scadenze e orari dei contratti futures

Solitamente le scadenze dei contratti futures possono essere mensili o trimestrali, ed hanno specifici orari di negoziazione che dipendono dal mercato in cui vengono scambiati. Per la maggior parte dei contratti futures, gli orari di negoziazione regolari iniziano solitamente la domenica sera e terminano il venerdì pomeriggio.

Tuttavia, ci possono essere variazioni a seconda del mercato e del contratto. Ad esempio, il mercato futures del CME è aperto durante la settimana dalle 17:00 alle 16:00 (orario di Chicago) con una pausa di chiusura quotidiana tra le 16:00 e le 17:00.

Tuttavia alcuni mercati permettono anche la negoziazione elettronica dei futures al di fuori degli orari di negoziazione regolari, permettendo quindi di fare trading anche al di fuori dei normali orari di mercato.

Fair Value

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Cos’è il fair value, come funziona, a cosa serve e come si calcola.

Cos’è il fair value

Nel trading il fair value viene utilizzato come punto di riferimento per valutare se un mercato o attività finanziaria è sopravvalutata o sottovalutata rispetto al suo reale valore.

In inglese “fair value” significa “valore equo”, ed in effetti questo concetto applicato al trading serve a valutare il valore intrinseco di un'attività finanziaria, in base a vari fattori come i dati di mercato, i flussi di cassa previsti, la volatilità e altri fattori rilevanti.

Tuttavia, è importante notare che la determinazione del fair value non è un processo esatto. Esistono diverse metodologie e modelli che possono essere utilizzati per calcolare il fair value, ma possono fornire risultati diversi. Spesso, gli operatori di mercato utilizzano il fair value come una stima approssimativa piuttosto che un valore assoluto.

Come funziona il fair value e come si usa

Il fair value si basa sull'idea che il prezzo di un'attività finanziaria dovrebbe tendere verso il suo valore intrinseco nel lungo periodo. Di conseguenza, quando l'attività è inferiormente o superiormente valutata rispetto al suo fair value, potrebbero presentarsi opportunità di trading.

È importante sottolineare che il fair value è una stima soggettiva e può variare tra gli operatori di mercato. Inoltre, le fluttuazioni dei prezzi sul mercato possono essere influenzate da molti altri fattori come la domanda e l'offerta, le notizie di mercato e eventi economici o politici, che possono portare a discrepanze temporanee tra il prezzo di mercato e il fair value. Pertanto, è necessario fare ulteriori analisi e valutazioni per prendere decisioni di trading informate.

Per effettuare una valutazione di un’attività finanziaria, per determinarne il fair value, gli investitori devono tenere in considerazioni diverse variabili, come i dati finanziari, le prospettive di crescita, i flussi di cassa futuri, i tassi di interesse e altri elementi rilevanti per determinare il valore dell'attività. La valutazione può essere realizzata tramite diversi metodi, come l'analisi fondamentale, l'analisi tecnica e l'analisi delle valutazioni comparative.

Una volta calcolato il fair value, gli operatori possono confrontare il fair value con il prezzo corrente dell'attività sul mercato. In questo modo, il fair trading può essere utilizzato per:

  • valutare gli investimenti e determinare se un'attività è un'opportunità di acquisto o di vendita;
  • identificare le opportunità di trading;
  • gestire il rischio, utilizzando il fair value di un'attività per impostare limiti di stop loss o di take profit;
  • valutare le performance di un portafoglio di investimenti, confrontando il fair value con le relative performance sul mercato.

Per fare qualche esempio, se il prezzo dell'attività è inferiore al suo fair value, si dice che l'attività è sottovalutata e potrebbe essere considerata un'opportunità di acquisto. Al contrario, se il prezzo è superiore al fair value, l'attività è considerata sopravvalutata e potrebbe essere considerata un'opportunità di vendita al fine di beneficiare di una possibile correzione verso il fair value.

Come calcolare il fair value

Il calcolo del fair value nel trading dipende dall'asset finanziario che si desidera valutare. Non si tratta infatti di applicare una formula precisa, bensì di scegliere un approccio adeguato alla tipologia di strumento finanziario.

Tuttavia, esistono alcune metodologie e modelli comuni utilizzati per stimare il fair value, tra cui:

  • Analisi fondamentale: prevede una valutazione secondo un approccio "bottom-up", ossia prendendo in considerazione i dati specifici dell'attività, come i dati finanziari, le prospettive di crescita, i flussi di cassa futuri e altri fattori rilevanti, per determinare il suo fair value.
  • Analisi comparativa: confronta l'attività finanziaria con le prestazioni di altre attività simili nel settore sul mercato. 

Ci sono poi altri modelli di valutazione che utilizzano dati come i flussi di cassa attesi, i tassi di sconto e altri fattori per stimare il fair value dell'attività. Ad esempio: il discounted cash flow (DCF), il modello di valutazione degli utili futuri (PE ratio) e il modello di valutazione dei flussi di cassa delle obbligazioni (bond cash flow model).

Poiché il calcolo del fair value non fornisce un valore esatto, visto che può essere influenzato da numerose variabili e supposizioni, può essere utile usare più metodi e fonti di informazione per ottenere una valutazione più completa e accurata del fair value.

Exchange-Traded Fund (ETF)

etf cosa sono

Cosa sono gli ETF, quali caratteristiche distinguono le varie tipologie, quali sono i rischi e i vantaggi di investire in questi fondi di investimento.

ETF cosa sono

Gli ETF (Exchange-Traded Fund) sono fondi di investimento che vengono negoziati in borsa come le azioni. Gli ETF mirano a replicare le performance di una materia prima o un indice di riferimento specifico, come ad esempio l'S&P 500 o il FTSE MIB.

Questo significa che gli ETF consentono agli investitori di ottenere una diversificazione istantanea e a costo limitato su un paniere di azioni o obbligazioni attraverso un unico strumento di investimento.

Gli ETF possono essere un'opzione di investimento interessante per coloro che desiderano un'esposizione diversificata al mercato, senza dover investire direttamente in molte singole azioni o obbligazioni.

Infatti, gli ETF permettono una maggiore trasparenza sui portafogli degli investitori, grazie alla pubblicazione giornaliera degli elenchi delle attività presenti in ogni fondo.

Come succede per le azioni, anche gli ETF possono essere acquistati e venduti durante l'orario di negoziazione del mercato, garantendo agli investitori la flessibilità di negoziare in qualsiasi momento.

Tuttavia, nonostante questi vantaggi, prima di investire in ETF è importante conoscere le caratteristiche di questi fondi di investimento, nonché le spese e le commissioni associate.

Come funzionano gli ETF

Gli ETF quindi offrono agli investitori l'opportunità di accedere a un portafoglio diversificato di attività attraverso un unico strumento di investimento. Solitamente gli ETF vengono creati dalle società di gestione degli investimenti, che acquistano un paniere di attività sottostanti, come azioni, obbligazioni o materie prime, che riflettono l'indice di riferimento dell'ETF.

Una volta che il paniere di attività è stato acquisito, l'ETF viene strutturato come una società di investimento con emittente legale. Questo significa che gli investitori possono acquistare e vendere quote di ETF sul mercato attraverso un broker o una piattaforma di trading online. I prezzi delle quote degli ETF fluttuano in base all'offerta e alla domanda del mercato, che possono differire dal valore dell'indice sottostante.

L’obiettivo degli ETF è quello di replicare le performance di un indice di riferimento specifico, nella maniera più fedele possibile. Ad esempio, se un ETF segue l’indice l'S&P 500, il fondo cercherà di ottenere un rendimento simile all'indice.

Per ottenere questo risultato, periodicamente, gli ETF effettuano operazioni di ribilanciamento per mantenere l'allineamento con l'indice di riferimento. Ciò potrebbe comportare la vendita o l'acquisto di nuove attività per rispecchiare le modifiche dell'indice.

Tra i vantaggi dell’investire in ETF c’è la diversificazione istantanea del portafoglio, dato che gli ETF rappresentano un paniere di attività sottostanti. Ciò permette agli investitori di ottenere l'esposizione a un'ampia gamma di attività o settori tramite una singola transazione.

Molti ETF distribuiscono agli investitori dividendi sulla base dei dividendi ricevuti dalle attività sottostanti. Tuttavia, alcuni ETF reinvestono i dividendi nel fondo per aumentare l'esposizione alle attività.

Tuttavia, un ETF potrebbe venir chiuso se non riesce a raggiungere un volume di negoziazione, o a mantenere l'interesse degli investitori. In tal caso, il paniere di attività viene liquidato e gli investitori ricevono il valore proporzionale delle proprie quote in contanti.

È importante notare che le modalità di funzionamento degli ETF possono variare leggermente in base al paese o al fornitore dell'ETF. 

Caratteristiche degli ETF: vantaggi e rischi

Le principali caratteristiche che distinguono gli ETF dagli altri strumenti di investimento sono:

  • Replica di un indice. Gli ETF sono strumenti passivi che mirano a replicare le performance di un indice di riferimento specifico, come un indice azionario, un indice obbligazionario o un indice di materie prime. L'obiettivo è seguire il rendimento dell'indice il più fedelmente possibile.
  • Liquidità. Gli ETF possono essere comprati e venduti durante l'orario di negoziazione del mercato, proprio come le azioni. Ciò significa che gli investitori possono entrare e uscire dal mercato con facilità, senza dover attendere la chiusura del fondo o dipendere dalle condizioni di mercato.
  • Diversificazione. Gli ETF offrono una diversificazione istantanea, in quanto rappresentano un paniere di attività sottostanti. Questa flessibilità consente agli investitori di scegliere di accedere a diversi mercati e settori, in base alle proprie esigenze di investimento. Ci sono infatti ETF che coprono azioni, obbligazioni, materie prime, valute, settori specifici e molto altro.
  • Trasparenza. Gli ETF pubblicano giornalmente gli elenchi delle attività che detengono, consentendo agli investitori di sapere esattamente cosa possiedono i fondi. Questa trasparenza offre agli investitori una maggiore chiarezza sulla composizione del fondo stesso.
  • Costi bassi. Rispetto ad altri fondi di investimento, gli ETF tendono ad avere costi relativamente bassi. Le spese possono includere commissioni di gestione, commissioni di negoziazione e spread.
  • Efficienza fiscale. Gli ETF sono generalmente considerati efficienti dal punto di vista fiscale. Ciò è dovuto alla loro struttura e alle minori transazioni all'interno del fondo rispetto a molte altre forme di investimento. Inoltre, gli ETF possono offrire opzioni di "creazione e rimborso in natura", che consentono di minimizzare l'imposizione fiscale sui guadagni.

È importante considerare che gli ETF possono comunque comportare diverse tipologie di rischi, come ad esempio:

  • Rischio di mercato: il prezzo dell'ETF può fluttuare in base alle condizioni generali del mercato. Se il mercato subisce una discesa, il valore dell'ETF potrebbe diminuire.
  • Rischio di liquidità: Alcuni ETF meno popolari potrebbero avere una bassa liquidità, causando di conseguenza costi di transazione più elevati o difficoltà nel trovare acquirenti o venditori.
  • Rischio correlato all'indice sottostante: Gli ETF sono progettati per tracciare un indice di riferimento specifico; ciò significa che, se l'andamento dell'indice sottostante è negativo, anche l'ETF avrà un rendimento negativo.
  • Rischio di replica imperfetta: Non sempre gli ETF riescono a replicare fedelmente l’andamento dell'indice di riferimento, a causa dei costi operativi, della gestione e di altri fattori.
  • Rischio di concentrazione: Alcuni ETF, come quelli che tracciano un settore specifico o un gruppo di aziende, possono avere una maggiore concentrazione dei rischi. Ad esempio, un ETF che traccia il settore delle tecnologie può essere più esposto a una rapida contrazione del settore.
  • Rischio di cambio valuta: Se si investe in ETF che negoziano in valute estere, si corre il rischio di subire perdite o guadagni legati al cambio valuta.

È importante ricordare che il modo migliore per mitigare i rischi degli ETF è la diversificazione, ovvero investire in diversi tipi di ETF per ridurre l'esposizione a rischi specifici. Inoltre, è consigliabile fare una ricerca approfondita sugli ETF prima di investire, oltre che a consultare un professionista finanziario per ottenere consigli personalizzati in base alle proprie esigenze e obiettivi di investimento.

In quali tipologie si dividono gli ETF

Le caratteristiche e le tipologie degli ETF possono variare in base al paese in cui vengono negoziati. Per questo motivo è consigliato fare una ricerca accurata e consultare un professionista finanziario prima di investire in ETF.

Le principali tipologie di ETF sono:

  • ETF azionari o indicizzati: replicano l'andamento di un indice azionario specifico. Nel caso in cui gli ETF si basino su un indice azionario di un mercato estero, ad esempio il Dow Jones Industrial Average oppure l'S&P 500 dei mercati statunitensi o l’iShares MSCI Japan ETF (EWJ) che è invece focalizzato sul mercato azionario giapponese, si parlerà di ETF su mercati esteri.
  • ETF obbligazionari: seguono l'andamento di un indice obbligazionario, come l'indice Bloomberg Barclays U.S. Aggregate Bond Index.
  • ETF a reddito fisso: si concentrano su strumenti finanziari con reddito fisso, come i titoli di Stato, i bond aziendali o le obbligazioni municipali.
  • ETF settoriali: si concentrano su specifici settori dell'economia, come tecnologia, energia, sanità. Appartengono a questa categoria gli ETF sulle materie prime, gli ETF sulle criptovalute e gli ETF valutari.
  • ETF a gestione attiva: cercano di superare il rendimento dell'indice di riferimento attraverso una selezione attiva di titoli o strategie di investimento.
  • ETF a gestione passiva: replicano fedelmente le performance di un indice di riferimento specifico, adottando una strategia di gestione passiva. Questi ETF hanno come obiettivo quello di copiare l'andamento dell'indice, anziché cercare di superarlo attivamente.

Come fa un ETF a replicare l’andamento di un indice

Esistono diversi metodi per replicare un indice; generalmente si possono distinguere due gruppi: gli ETF a replica fisica e gli ETF a replica sintetica.

Gli ETF a replica fisica detengono gli stessi titoli, nelle stesse ponderazioni, dell’indice di riferimento. Si tratta di una replica totale, che ha come obiettivo quella di avere una performance sempre allineata a quella dell’indice di riferimento.

Gli ETF a replica sintetica invece non acquistano gli asset finanziari, ma utilizzano i futures o gli swap per fornire il rendimento dell’indice. Un investitore che sceglie questa tipologia di investimento non compra le azioni presenti all’interno dell’indice, bensì ottiene il rendimento da una controparte finanziaria attraverso un contratto futures o swap.

Gli ETF a replica sintetica hanno il vantaggio di permettere gli investimenti nei mercati più difficili da accedere, come ad esempio i mercati emergenti o i mercati delle commodity.

Questi ETF a replica sintetica sono più difficili da comprendere rispetto agli ETF a replica fissa, ed è per questo motivo che si consiglia agli investitori principianti di preferire i primi, che sono generalmente considerati anche più sicuri.

Come scegliere in quali ETF investire

Scegliere in quali ETF investire dipende dalle proprie esigenze, obiettivi finanziari e livello di rischio che si è disposti a prendere. Per fare una scelta informata è innanzitutto necessario definire i propri obiettivi di investimento e fare una ricerca sulle opportunità di investimento nel mercato.

È importante valutare quali ETF sono disponibili e studiare gli indici di riferimento, in modo da diversificare il proprio portafoglio, magari considerando una combinazione di diversi ETF che coprono vari settori o asset. La diversificazione è infatti molto importante per ridurre il rischio complessivo del proprio portafoglio di investimenti.

Dopo aver considerato attentamente le caratteristiche degli ETF, come l'andamento storico, il rendimento, i costi di gestione, la liquidità, e la diversificazione, si può passare a definire la propria strategia di investimento.

Se si hanno dubbi o non si è sicuri sulla scelta degli ETF, potrebbe essere utile consultare un consulente finanziario qualificato. Un consulente esperto può aiutarti a valutare le tue esigenze, comprendere il tuo profilo di rischio e fornire consigli personalizzati sulla scelta degli ETF più adatti a te.

Contract For Difference (CFD)

cfd cosa sono

Cosa sono, caratteristiche, vantaggi e rischi dei CFD

Cosa sono i CFD

I CFD (Contract For Difference o Contratti per Differenza in italiano) sono strumenti finanziari derivati che consentono agli investitori di trarre profitto dalle variazioni dei prezzi di sottostanti come azioni, indici, materie prime, obbligazioni e valute, senza dover effettivamente possedere tali asset.

Come suggerisce il nome, i CFD sono contratti stipulati tra un investitore e un broker, e prevedono che si scambi la differenza tra il prezzo di apertura e il prezzo di chiusura di un determinato asset sottostante.

Gli investitori possono speculare sulle variazioni del prezzo dell'asset senza possederlo effettivamente. In pratica, l'investitore può aprire una posizione long (acquisto) o short (vendita) su un asset sottostante, e trarre profitto dalla differenza tra il prezzo di apertura e il prezzo di chiusura.

Come funzionano i contratti per differenza

I CFD seguono il prezzo di uno strumento finanziario sottostante. L'investitore apre una posizione di acquisto o vendita su un determinato asset sottostante, specificando l'importo e la leva finanziaria desiderati.

Dopodiché l'investitore può decidere se aprire una posizione long (acquisto) o short (vendita) in base alle proprie previsioni sul movimento dei prezzi. Quindi, se si prevede che il prezzo aumenterà, si apre una posizione long; se invece si prevede che il prezzo diminuirà, si apre una posizione short.

Cos’è il margine nei CFD

Il margine nei CFD si riferisce all'importo di denaro o garanzia richiesta da un broker per aprire e mantenere una posizione sui CFD. Di solito, il margine richiesto è solo una frazione del valore totale dell'asset sottostante.

Il margine è utilizzato per controllare la posizione totale e per consentire l'utilizzo della leva finanziaria nei CFD. La leva finanziaria permette di negoziare con importi maggiori rispetto al capitale investito, amplificando i potenziali profitti, ma anche le perdite. Pertanto, il margine viene utilizzato per coprire le potenziali perdite che potrebbero verificarsi durante la negoziazione dei CFD.

Ad esempio, se si vuole negoziare 10 CFD di un'azione con un prezzo di mercato di €100 ciascuno, e il margine richiesto è il 10%, il margine da depositare per aprire la posizione sarà pari a €100 (10 CFD x €100 x 10%).

È importante comprendere che il margine richiesto dal broker deve essere mantenuto sul conto di trading per mantenere aperta la posizione sui CFD. Se il valore della posizione diminuisce al di sotto del margine richiesto, si potrebbe ricevere una chiamata di margine dal broker per depositare ulteriori fondi o chiudere la posizione.

Inoltre, è importante tenere presente che i broker possono avere requisiti di margine diversi per diversi asset negoziati. Un asset più volatile può richiedere un margine maggiore rispetto a uno meno volatile.

Vantaggi dei CFD

I CFD offrono numerosi vantaggi agli investitori, tra cui:

  • possibilità di negoziare una vasta gamma di asset, come azioni, indici di borsa, valute, materie prime, per avere una maggiore flessibilità e diversificazione nella loro strategia di investimento;
  • non dover possedere fisicamente l'asset sottostante;
  • possibilità di amplificare i potenziali profitti tramite l’uso di una leva finanziaria;
  • possibilità di iniziare con investimenti limitati;
  • trarre vantaggio non solo dai movimenti al rialzo dei prezzi degli asset, ma anche dai loro movimenti al ribasso;
  • alta liquidità, il che significa che è generalmente facile comprare e vendere posizioni, garantendo così una maggiore flessibilità nell'esecuzione di operazioni e nel gestire il proprio portafoglio; 
  • possibilità di accedere ai mercati finanziari globali e sfruttare le opportunità di trading in diversi fusi orari. Ciò consente agli investitori di trarre vantaggio da eventi e notizie che potrebbero avere un impatto sui mercati internazionali.

Rischi dei CFD

Tuttavia, i CFD presentano alcuni rischi che gli investitori devono considerare, ad esempio:

  • la volatilità del mercato può causare la fluttuazione rapida del prezzo degli asset sottostanti, e, di conseguenza, perdite significative a causa di eventi economici, politici o finanziari;
  • il rischio di liquidità che può verificarsi in situazioni di bassa liquidità in cui è difficile trovare acquirenti o venditori;
  • la leva finanziaria può amplificare i profitti, ma può anche amplificare le perdite, aumentando così il rischio di perdere l'intero capitale investito o anche di subire perdite superiori al capitale iniziale;
  • il rischio di controparte, causato dal fatto che negli investimenti in CFD gli investitori hanno rapporti con il broker che fornisce i contratti, ma non con l'asset sottostante. Il rischio di controparte può sorgere se il broker non è in grado di adempiere ai propri obblighi finanziari o in caso di insolvenza.
  • la difficoltà di previsione con precisione i movimenti futuri dei prezzi sul mercato, aumentando così il rischio di effettuare scelte errate e subire perdite.

Per questi motivi, prima di iniziare a fare trading con CFD è importante sviluppare una strategia di trading chiara e utilizzare solo i fondi che si può permettere di perdere.

Consigli per investire nei CFD

Una buona conoscenza dei mercati finanziari è fondamentale per prendere decisioni informate nel trading dei CFD. Si consiglia di studiare l'analisi tecnica e fondamentale, imparare a interpretare i grafici, i modelli di prezzo e le notizie di mercato.

Prima di investire nei CFD, dopo aver valutato i pro e i contro di questi strumenti derivati, si consiglia di sviluppare una strategia di trading chiara e ben strutturata, adatta ad affrontare i movimenti di mercato. Oltre a definire gli obiettivi di profitto, è importante anche utilizzare strumenti di gestione del rischio, ad esempio usare ordini stop loss ed identificare le regole di ingresso e uscita dal mercato.

Per scegliere la migliore leva finanziaria da utilizzare è importante valutare il proprio livello di esperienza e la propria tolleranza al rischio. Bisogna inoltre monitorare attentamente e con costanza il mercato e le fluttuazioni dei prezzi, prestando particolare attenzione alle notizie di mercato, agli eventi economici e alle tendenze di mercato, per adattare la propria strategia di trading di conseguenza.

Regolamentazione dei CFD in Italia

In Italia, i CFD sono regolamentati dalla CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), l'autorità di regolamentazione finanziaria italiana.

La CONSOB stabilisce le regole e i requisiti relativi all'offerta e alla promozione dei CFD da parte di intermediari finanziari in Italia, richiedendo requisiti di trasparenza per proteggere gli investitori. Ad esempio, la CONSOB richiede che i broker forniscano informazioni chiare e comprensibili sui CFD, i rischi associati e i costi.

Inoltre, l'Unione Europea ha adottato la direttiva MiFID II (Markets in Financial Instruments Directive II) che stabilisce gli standard regolamentari per i servizi di investimento nell'UE, compresi i CFD. La direttiva MiFID II è stata trasposta in legge in Italia.

Al fine di operare legalmente in Italia, gli intermediari finanziari che offrono i CFD devono essere autorizzati e regolamentati dalla CONSOB o da un'autorità di regolamentazione finanziaria equivalente di un altro Stato membro dell'UE.

È importante verificare la regolamentazione e l'autorizzazione dell'intermediario finanziario presso cui si desidera fare trading dei CFD per garantire la sicurezza dei fondi e la protezione degli interessi degli investitori.

Analisi fondamentale

analisi fondamentale cos'è

Cos’è l’analisi fondamentale, da quali fattori è influenzata e perché è importante nel trading.

Cos’è l’analisi fondamentale nella finanza

L'analisi fondamentale è una tecnica di valutazione dei mercati che si concentra sull'analisi di fattori economici, finanziari e aziendali per determinare il valore intrinseco di un'azienda, materia prima o titolo finanziario, confrontandolo con il suo prezzo di mercato attuale.

Attraverso l'analisi fondamentale, gli investitori cercano di identificare opportunità di investimento, valutare il rischio e prevedere l'andamento dei prezzi nel lungo termine. In questo modo, gli investitori possono prendere decisioni di investimento informate, poiché l’analisi fondamentale permette di capire se un'azienda è sottovalutata o sopravvalutata rispetto al suo reale valore di mercato.

L'analisi fondamentale può essere utilizzata sia per il trading a breve termine sia per gli investimenti a lungo termine, in quanto fornisce una panoramica completa della salute finanziaria e delle prospettive di crescita di un'azienda. Grazie all’analisi fondamentale, gli investitori possono ottenere una visione più chiara dell'azienda o del titolo finanziario in questione.

L'analisi fondamentale richiede una buona comprensione dei dati finanziari, delle dinamiche del mercato e del contesto economico in cui opera l'azienda o il titolo finanziario.

Cosa si studia nell'analisi fondamentale

L'analisi fondamentale si basa sull'idea che il prezzo di un'azione, o di un bene finanziario, sia influenzato da fattori economici, finanziari e aziendali.

Tramite l’analisi fondamentale, gli investitori cercano di valutare la solidità finanziaria dell'azienda, la sua capacità di generare flussi di cassa stabili e la sua posizione competitiva nel mercato.

L'analisi fondamentale implica la valutazione di vari aspetti dell'azienda, che si possono suddividere in diverse aree, tra cui:

  • Analisi finanziaria: coinvolge lo studio dei bilanci finanziari dell'azienda, dei suoi rendiconti, dei flussi di cassa e delle sue dichiarazioni dei redditi. Attraverso l'analisi delle cifre finanziarie, gli investitori cercano di capire la salute finanziaria dell'azienda.
  • Analisi economica: si concentra sull'analisi dei dati macroeconomici, come il PIL, l'inflazione, il tasso di disoccupazione e altri indicatori economici. Questi dati aiutano gli investitori a comprendere il contesto economico in cui opera l'azienda.
  • Analisi settoriale: coinvolge lo studio del settore in cui opera l'azienda. Gli investitori cercano di capire le dinamiche del settore, la posizione competitiva all’interno del mercato, la concorrenza, le tendenze di mercato, le opportunità e le strategie di crescita, oltre ad altri fattori che potrebbero influenzare le prestazioni dell'azienda.
  • Analisi qualitativa: L'analisi qualitativa si concentra sugli aspetti non finanziari dell'azienda, come la reputazione del marchio, la leadership aziendale, l'innovazione, la strategia aziendale e altri fattori che potrebbero influenzare il valore intrinseco dell'azienda.

Questo tipo di analisi richiede una buona comprensione degli indicatori finanziari e delle dinamiche del mercato.

Come usare l'analisi fondamentale per il trading

L'analisi fondamentale può essere utilizzata nel trading finanziario per prendere decisioni di trading informate.

Gli investitori possono infatti utilizzare questa metodologia per identificare titoli o aziende che sono sottovalutate o sopravvalutate dal mercato, e, di conseguenza, capire quali sono le opportunità di acquisto o vendita a seconda delle valutazioni fatte.

Ad esempio, se un titolo viene considerato sottovalutato, potrebbe essere un'opportunità di acquisto. Al contrario, se un titolo viene considerato sopravvalutato, potrebbe essere un'opportunità di vendita.

Per usare bene l’analisi fondamentale, è importante anche monitorare i risultati finanziari dell’azienda, in modo da prendere posizioni di trading sulla base delle previsioni future dell'azienda stessa.

Ad esempio, se un'azienda pubblica risultati finanziari migliori delle aspettative, il prezzo delle sue azioni potrebbe salire. Al contrario, se un'azienda pubblica risultati finanziari inferiori alle aspettative, il prezzo delle sue azioni potrebbe scendere.

Indici di borsa

indici di borsa cosa sono

Cosa sono, come funzionano, come si calcolano e quali sono gli indici di borsa delle principali borse mondiali.

Cosa sono gli indici di borsa

Gli indici di borsa sono indicatori statistici che rappresentano l'andamento generale di un gruppo di azioni o titoli quotati in un determinato mercato. Gli indici di borsa sono composti da un paniere di azioni selezionate in base a criteri specifici, che possono includere la capitalizzazione di mercato delle società quotate, la liquidità delle azioni o la loro rappresentatività all'interno del mercato.

L'obiettivo principale degli indici di borsa è quello di fornire un riferimento per misurare le performance del mercato nel suo complesso.

Per questo motivo, gli indici di borsa sono considerati strumenti fondamentali per gli investitori. Infatti gli indici di borsa consentono agli investitori di valutare l'andamento del mercato azionario nel suo complesso, o di un settore specifico, nel corso del tempo. Possono perciò essere utilizzati come punto di riferimento per confrontare le performance di un portafoglio di investimenti o per prendere decisioni di trading.

Gli indici di borsa possono essere letti in punti o in percentuali e possono variare a seconda della classificazione e della metodologia di calcolo. Sono influenzati da una serie di fattori e possono essere oggetto di trading utilizzando strumenti finanziari come i CFD o gli ETF.

Come funzionano gli indici di borsa

Gli indici di borsa misurano l'andamento dei titoli che li compongono. Sono utilizzati come punto di riferimento per confrontare le performance di un portafoglio di investimenti, o di un singolo titolo, rispetto all'andamento generale del mercato.

Gli indici di borsa permettono di comprendere se il valore complessivo dei titoli inclusi nel paniere è in crescita o in calo, poiché si calcolano in base al prezzo di chiusura dei titoli che vi appartengono e tengono conto sia delle variazioni di prezzo, sia dei volumi di scambio.

Come si leggono gli indici di borsa?

Gli indici di borsa vengono spesso espressi in punti o in percentuale. Ad esempio, se un indice di borsa passa da 10.000 punti a 10.500 punti, significa che l'indice è aumentato del 5%. Inoltre, è possibile confrontare l'andamento di un indice di borsa con quello di un altro per valutare le performance relative dei due mercati.

La lettura degli indici di borsa richiede un'analisi attenta e una buona comprensione degli indicatori utilizzati. Quando l'indice sale, significa che il valore complessivo dei titoli che lo compongono è in aumento, mentre quando l'indice scende, significa che il valore complessivo dei titoli è in diminuzione.

Come si classificano gli indici di borsa?

Gli indici di borsa possono essere classificati in base a diversi criteri. Uno dei criteri principali è la composizione del paniere, che può essere rappresentativo di un mercato nazionale, di un settore specifico o di un gruppo di aziende selezionate. 

Ma gli indici possono essere classificati anche in base:

  • alla metodologia di calcolo,
  • al mercato di riferimento,
  • al settore di appartenenza delle società,
  • alla capitalizzazione di mercato delle azioni,
  • al prezzo.

Alcuni indici di borsa sono ponderati in base alla capitalizzazione di mercato delle società, il che significa che le società con una maggiore capitalizzazione di mercato avranno un peso maggiore nell'indice.

Come si calcola l'indice di borsa?

Il calcolo degli indici di borsa dipende dalla metodologia utilizzata. Tuttavia, la maggior parte degli indici di borsa viene calcolata utilizzando una formula matematica che tiene conto del valore delle azioni che compongono l'indice e del peso di ciascuna azione.

Ad esempio, un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato assegna un peso maggiore alle azioni con una maggiore capitalizzazione di mercato.

La formula esatta può variare a seconda dell'indice, ma in generale si tratta di una media ponderata dei valori delle azioni. Ad esempio, se un'azione ha un peso del 5% nell'indice e il suo valore è aumentato del 10%, contribuirà all'incremento dell'indice in misura proporzionale al suo peso.

Tipologie di indici di borsa

Esistono diverse tipologie di indici di borsa, ognuna delle quali rappresenta un aspetto specifico del mercato finanziario.

Alcuni esempi comuni includono:

  • gli indici azionari, che misurano l'andamento delle azioni di un determinato mercato,
  • gli indici obbligazionari, che misurano l'andamento dei titoli di debito,
  • gli indici di settore, che si concentrano su un particolare settore dell'economia,
  • gli indici a tema, che seguono un tema specifico, come l'energia rinnovabile o la tecnologia,
  • gli indici di borsa internazionali, che rappresentano l'andamento dei mercati azionari di diversi paesi,
  • gli indici di borsa a larga base, che rappresentano l'andamento generale del mercato azionario.

I principali indici di borsa in Italia

In Italia, i principali indici di borsa sono il FTSE MIB, che rappresenta le 40 società italiane più capitalizzate, e il FTSE Italia All-Share, che comprende tutte le società quotate sul mercato italiano. Questi indici sono ampiamente utilizzati come indicatori dell'andamento del mercato italiano.

I principali indici di borsa in Europa

A livello europeo, gli indici di borsa più importanti includono l'Euro Stoxx 50, che rappresenta le 50 società più capitalizzate della zona Euro, e il FTSE Eurotop 100, che comprende le 100 società più importanti d'Europa. Questi indici forniscono una panoramica dell'andamento dei mercati finanziari europei nel loro complesso.

I principali indici di borsa negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti, gli indici di borsa più noti sono il Dow Jones Industrial Average (DJIA), che rappresenta le 30 società industriali più importanti degli Stati Uniti, il Nasdaq Composite, che comprende le società quotate sul mercato tecnologico e lo Standard & Poor 500 (S&P 500), che include 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione. Questi indici sono spesso utilizzati come indicatori dell'andamento del mercato americano.

I principali indici di borsa in Asia

In Asia, i principali indici di borsa includono l'Hang Seng Index di Hong Kong, il Nikkei 225 del Giappone e l'indice Shanghai Composite della Cina. Questi indici riflettono l'andamento dei mercati finanziari in queste regioni e sono considerati indicatori importanti per gli investitori internazionali.

Fattori che influenzano gli indici di borsa

Gli indici di borsa sono influenzati da una serie di fattori, tra cui:

  • l'andamento dell'economia globale,
  • le politiche monetarie,
  • i dati macroeconomici,
  • gli eventi geopolitici,
  • le notizie aziendali,
  • le prestazioni delle aziende incluse nel paniere,
  • le aspettative degli investitori,
  • le fluttuazioni dei tassi di cambio.

Ad esempio, una crescita economica più forte del previsto può portare a un aumento degli indici di borsa, mentre una crisi finanziaria, oppure una notizia negativa su una società quotata, può causare una diminuzione degli indici di borsa.

Come fare trading sugli indici di borsa

Per fare trading sugli indici di borsa, è possibile utilizzare strumenti finanziari come i contratti per differenza (CFD) o i fondi negoziati in borsa (ETF). I CFD consentono agli investitori di speculare sul movimento degli indici di borsa senza possedere fisicamente le azioni che compongono l'indice. Gli ETF, d'altra parte, replicano l'andamento di un indice di borsa specifico, e possono essere acquistati o venduti come qualsiasi altra azione.

Tuttavia è importante sottolineare che il trading sugli indici di borsa richiede una buona comprensione dei mercati finanziari, ed è per questo motivo che è importante fare una ricerca approfondita e comprendere i rischi associati a questo tipo di investimento.

Rischi del trading sugli indici di borsa

Alcuni dei principali rischi associati al trading sugli indici di borsa includono:

  • Rischio di perdita finanziaria: il trading sugli indici di borsa comporta la possibilità di perdere parte o tutto il capitale investito. I movimenti dei mercati finanziari sono influenzati da una vasta gamma di fattori economici e politici, e pertanto possono essere imprevedibili.
  • Rischio di volatilità: gli indici di borsa possono sperimentare periodi di forte volatilità, con movimenti di prezzo drastici e rapidi. Questo può comportare guadagni significativi, ma anche perdite rapide.
  • Rischio di leva finanziaria: molte piattaforme di trading offrono la possibilità di utilizzare la leva finanziaria, che consente di assumere posizioni più grandi rispetto al capitale disponibile. Mentre la leva finanziaria può aumentare i potenziali guadagni, può anche amplificare le perdite.
  • Rischio di liquidità: in alcuni casi, gli indici di borsa possono sperimentare una scarsa liquidità, specialmente in periodi di crisi o in mercati meno sviluppati. Questo può rendere difficile l'esecuzione degli ordini e può comportare un'ampia differenza tra il prezzo desiderato e quello effettivo di negoziazione.
  • Rischio di informazioni inadeguate: Il trading sugli indici di borsa richiede una buona conoscenza dei mercati finanziari e una valutazione accurata delle informazioni disponibili. Affidarsi a informazioni errate o incomplete può comportare decisioni di trading errate, e di conseguenza, a perdite finanziarie.

Prima di impegnarsi nel trading sugli indici di borsa, è quindi importante comprendere questi rischi e valutare attentamente la propria situazione finanziaria, gli obiettivi di investimento e l'esperienza. Inoltre, è consigliabile cercare consulenza professionale o educarsi sul trading per ridurre al minimo i rischi associati.

Yield: significato in finanza

yield cosa significa

Cos’è, come funziona e a cosa serve lo yield in ambito finanziario.

Definizione dello yield nella finanza

Il termine yield viene utilizzato in finanza per indicare il rendimento di un investimento rispetto al suo prezzo di acquisto. In altre parole, lo yield rappresenta il guadagno che si può ottenere da un determinato strumento finanziario, e rappresenta perciò il ritorno che si ottiene sull'investimento effettuato.

Lo yield può essere espresso come una percentuale. Ad esempio, se un investimento ha un valore di rendimento del 5%, significa che produce un guadagno del 5% rispetto al valore iniziale dell'investimento. In questo contesto, lo yield rappresenta il tasso di interesse che un investitore può guadagnare su un'operazione finanziaria.

Ogni investimento comporta un certo grado di rischio, e lo yield rappresenta il premio che si ottiene per assumere tale rischio. Lo yield inoltre può essere utilizzato per prendere decisioni di investimento e confrontare diverse opzioni di investimento.

Cos'è la yield curve

La yield curve mostra come varia il rendimento in funzione del tempo, attraverso una rappresentazione grafica delle relazioni tra i tassi di interesse e la scadenza degli strumenti finanziari.

La yield curve può assumere diverse forme a seconda delle condizioni del mercato:

  • Yield curve piatta: indica che i tassi di interesse sono simili per le obbligazioni a breve e lungo termine;
  • Yield curve ascendente: indica che i tassi di interesse sono più alti per le obbligazioni a lungo termine. In questo caso gli investitori possono ottenere un guadagno maggiore investendo a lungo termine rispetto ad investire a breve termine;
  • Yield curve discendente: indica che i tassi di interesse sono più bassi per le obbligazioni a lungo termine rispetto a quelle a breve termine. Di conseguenza, in questo caso gli investitori possono ottenere un guadagno maggiore investendo a breve termine.

Come si calcola lo yield

Lo yield può essere calcolato in diversi modi a seconda del tipo di investimento. In generale, lo yield viene calcolato dividendo il guadagno generato dall'investimento per il prezzo di acquisto dell'investimento, e viene espresso sotto forma di percentuale.

Ad esempio, se un'azione viene acquistata a €50 e produce un interesse annuo di €2, lo yield sarà del 4% (€2 / €50).

Le altre tipologie di yield però si calcolano in un altro modo: ad esempio, il calcolo del dividend yield richiede il rapporto tra il dividendo annuale e il prezzo di mercato dell'azione, mentre il calcolo dell'earning yield richiede il rapporto tra il reddito netto e il valore di mercato dell'azienda.

Tipologie di yield

Ci sono diverse tipologie di yield che si possono utilizzare per valutare un investimento finanziario, tra cui:

  • Dividend yield: rappresenta il rendimento che un'azione produce rispetto al suo prezzo di acquisto. Viene calcolato dividendo il dividendo annuale dell'azione per il prezzo di acquisto dell'azione stessa. Ad esempio, se un'azione ha un prezzo di €100 e ha pagato €5 di dividendo nell'ultimo anno, il dividend yield dell'azione sarebbe del 5%. Ciò significa che il dividendo rappresenta il 5% del prezzo dell'azione.
  • Earning yield: indica il rapporto tra il guadagno netto dell'azienda e il valore di mercato delle azioni. Ad esempio, se un'azione ha un prezzo di €100 e ha guadagnato €10 nell'ultimo anno, l'earning yield dell'azione sarebbe del 10%. Ciò significa che i guadagni rappresentano il 10% del prezzo dell'azione e, quindi, maggiore è il rendimento dell'earning yield, maggiore sarà la redditività dell'investimento.
  • Yield to maturity (YTM): rappresenta il rendimento totale che un'obbligazione produce al momento della scadenza, tenendo conto del prezzo di acquisto dell'obbligazione e del suo valore nominale, nonché del tasso di interesse. Ad esempio, se un'obbligazione ha un valore nominale di €1000, un tasso di interesse del 6% e una scadenza di 5 anni, l'investitore riceverà un totale di €300 di interessi (6% di €1000 per 5 anni).
  • Yield to call: indica il rendimento di un'obbligazione nel caso in cui venga rimborsata anticipatamente. Ad esempio, prendiamo un'obbligazione emessa con un valore nominale di €1000, un tasso di interesse del 5% e una scadenza di 10 anni. Questa può essere rimborsata anticipatamente dopo 5 anni ad un prezzo di €1050.
  • Yield on cost (YOC): rappresenta il rendimento che un'azione produce rispetto al prezzo di acquisto dell'azione, senza considerare il prezzo attuale nel mercato. Viene calcolato dividendo il dividendo annuale dell'azione per il prezzo di acquisto dell'azione, e moltiplicando il risultato per 100. Ad esempio, supponiamo di aver acquistato 100 azioni di una società a €50 l'una per un totale di €5000. Se la società ha pagato un dividendo di €2 per azione, il rendimento sul costo sarebbe del 4% (€200 di dividendi / €5000 di costo) o il 4% del prezzo di acquisto iniziale.

Cosa influenza lo yield?

Lo yield può essere influenzato da diversi fattori, tra cui:

  • l'andamento dell'economia,
  • i tassi di interesse,
  • la volatilità del mercato,
  • le politiche delle banche centrali.

Ad esempio, lo yield può aumentare se l'economia sta crescendo, i tassi di interesse sono bassi e il mercato è stabile.

Come si utilizza lo yield?

Lo yield è uno strumento molto utile per gli investitori, in quanto permette di valutare la redditività di un'operazione finanziaria. In particolare, lo yield consente di confrontare il rendimento di diverse opzioni di investimento e di scegliere quella più conveniente. In generale, maggiore è il rischio, maggiore sarà lo yield.

È tuttavia importante tenere presente che lo yield non è l'unico fattore da considerare quando si valuta un investimento: ad esempio, è importante considerare anche il rischio e la volatilità dell'investimento.